Le tue aurore e le tue notti
s’avvicendavano sulle mie gote
come tanti baci da chissà
quale labbra designate.
I miei borghi m’apparivano
in velieri senza nessun lido
e sul mio lago d’innocenza
i cigni divennero falchi.
I latrati dei cani
divennero lo straziato desiderio
d’avviarmi fra le corrotte strade.
Non conobbi dolci sereni Natali
poichè come una falce la miseria
calava e tranciava
su quel poco pane d’amore.
…E si persero fra i pozzi e le distese di grano
le preghiere dei mie a avi,
si persero i miei compagni
in strade lontane
e si perse in pianto mia madre
al mio apparir di poeta…!
Carmelo Caldone