Conobbi la carezza della farfalla
e il bacio d’artiglio dell’aquila.
Conobbi il bambino
con l’onda di una tristezza negli occhi
e divenni mendico ai suoi piedi
tendendogli la mia mano
in richiesta del suo sorriso d’oro.
Rividi i miei amici della stazione
che scommettevano con me
su quel treno che non si sarebbe mai fermato
e conobbi il colore dell’addio nei loro volti
e nel mio volto.
Conobbi quella donna con l’estro della vita
che fermò le barche irrequiete dei miei versi
nella palmo della sua dolce mano
e nel semplice sfuggire al mio amore
mi costruì porti di felicità.
Per riconoscenza e solamente per lei
non vorrò mai morire
per non cessare mai d’amarla.
Carmelo Caldone
Una dichiarazione d’amore, ad una donna e alla vita. Bellissima.
Complimenti davvero. Isabella
La vita che scorre attraverso i ricordi.
L’ amore che mai cessa di esistere.
La Tua Poesia nasce in Te e arriva con delicatezza a noi
Complimenti,Carmelo
Ti auguro un buon fine settimana
Gina
Quando qualcuno mostra un segno di apprezzamento per ciò che scrivo . sia pure una banalità – sento la curiosità di sapere qualcosa in più su costui. Sono quindi finito sul Suo blog e, dal primo momento, ne ho apprezzato sia la veste sobria ed intuitiva che la pulita ed elegante presentazione del Suo Autore.
Per me è utilissimo scoprire come sconosciuti interpretano ciò che scrivo e quali sensazioni in Loro i miei scritti provocano: pertanto, certo ne sarà lieto, ricambio la Sua cortese visita con il resoconto di quello che io ho letto, attraverso questa Poesia.
Innanzitutto, l’ho trovata uno Splendido Inno alla Vita ed all’Amore (“Per riconoscenza e solamente per lei/non vorrò mai morire/per non cessare mai d’amarla”). Leggo che fulvialuna1 scrive di una “dichiarazione d’Amore e, forse, non è sbagliato vederla così.
Ma c’è molto di più: la consapevolezza dell’ambigua natura propria dell’esistenza, del contrasto vivido tra opposte esperienze (quello “d’artiglio dell’aquila”, infatti, è un “bacio” e quindi un gesto solitamente d’affetto, pur nella sua brutalità).
Allo stesso modo, il bambino ha “l’onda di una tristezza negli occhi” (quel bambino, ritengo, fosse l’Autore stesso e come Egli, oggi, si ricordi): perché non sorridevi, Egli a lui domanda.
C’è tristezza e malinconia, anche in quei treni che hanno portato via tutti, presumo un riferimento a chi è dovuto emigrare, in cerca probabilmente di un lavoro… O più semplicemente cresciuto, percorrendo la strada che il destino aveva ad egli imposto.
Come quella donna, anche Lui, l’Autore, ha certamente “l’estro della vita”. Eh sì, perché è proprio un estro, la capacità di viaggiare, pur con il consueto bagaglio comune a tutti noi, su un piano più elevato.
Trovo questi versi, pur non essendo un conoscitore di altra Poesia che la Vita, profonda, delicata e sussurrata. Così si esprime chi è forte delle proprie convinzioni.
Grazie della condivisione.
La ringrazio per questo commento molto intuitivo e professionale, tornerò a visitare il suo blog che trovo interessantissimo, direi di darci del tu, ovviamente se lei concorda.
Un saluto di stima
Carmelo Caldone