Archivi del mese: aprile 2014

Il perdono


 

Perdono… se non ho colto

la perla più amara

appesa al sospiro del tuo cuore.

Perdono… se ancora ti  amo.

I miei compagni ridono di  me

e sono simili alle tempeste volgari

che occultano il sole

nella sua incontaminata bellezza.

…E le rose?

Le rose sono scontate

ma continuano il loro giro d’apparenza

nei nostri occhi

e, ferale … poi  diventa  la sua  spina

quando  la passione

chiude il suo ciclo vitale

simile al fiocco di neve

caduta su una  foglia sospesa.

Dove sta il vero amore?

Si dona l’aquilone al vento

e la terra  d’inverno al gelo

e tu mi doni la viola nera

dell’indifferenza.

Non so quale sia il fiore

che rappresenti il  perdono

se lo sapessi

ti costruirei ghirlande

lungo il tuo cammino

e chiederei  alle ultime primavere

dei miei anni

catene di versi

per legarmi…legarti

all’unica forza della mia aima

…fuggita…libera

dalle muraglie della vita

e della morte.

 

Carmelo Caldone

 

 

 

 

 

I guardiani dei grandi amori


Dormono i guardiani dei grandi amori

sugli alabastri dei ricordi.

Lasciamoli dormire

con i loro pugnali immortali

sempre pronti a trafiggere

i nostri esili corpi.

…Non svegliamoli

altrimenti ci colpiranno

e non ci daranno il tempo

di vivere.

…Ricordo un volto

tra la veglia al dolore

e tra l’assopirsi  all’effimera gioia.

Ricordo  il vuoto di un abbraccio

nell’aria crudele della ragione.

Ricordo il silenzio

e nella tacita ora del saluto

un bacio non dato… sgretolato fra le labbra

che finge il sorriso.

Piangono gli astri con lumi di perdono,

piangono su di noi

come qualunque pioggia o neve.

Piangono le ombre del tuo volto…

Dormono  i guardiani dei grandi amori

con i loro pugnali immortali

sugli alabastri dei ricordi.

 

Carmelo Caldone

 

Ti cerco ancora (tratto dalla raccolta “Il mio ritorno)


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Mi offre gli ultimi raggi la luna

come volesse dirmi  che è tardi.

Sulla strada che mi conduce a te stasera

si levano i fumi di quel che non sarà mai

e le nostri voci ch’erano d’allegra-tristezza

spiccano in geridi fari lontani.

Tu vivi poco disante da qui

oltre le mie dune natali

dove appaiono tramonti

che hanno il colore del mio  sangue

malato d’amore.

I declivi sembrano per pena

spianarmi una via…

Loro sanno della mia  rosa perduta

e la nascondono ai miei occhi

con paurosi calanchi,

di una terra che sempre più

mi somiglia.

Carmelo Caldone

Il ritorno al paese natale


natale 1965.il bambino a sinistra sono io

Grottole 1965 – il bambino da sinistra  sono io

 

Eccomi a voi

mie care pietre millenarie

Eccomi a te madre,

odo la tua voce

in questo lungo frusciare

d’acque lontane.

Eccomi a te, padre

ti vedo maestoso

mentri ti levi col tuo scudo in fiamme

in difesa al mio male.

Raduniamoci ancora

e lasciate che vi racconti

della mia vita

e di dove ella… s’inonda d’amore.

Andiamo ancora alla nostra porta

odorosa di primavera

e risanate i miei pensieri

fate come allora

quando cadevo nei sassi  della strada.

Andiamo con i vostri occhi nei miei

verso il delicato eterno navigare degli astri

e soffermiamoci  sotto l’ombra degli ulivi

or più che mai svettanti e in segno di croce

per quelle sorelle lontane

straziate d’amore e d’addio.

Carmelo Caldone

 

Una lettera ai miei cari lettori e lettrici


Miei cari, il tempo sprona

i suoi cavalli da corsa

nei sentieri tortuosi del destino

ed io mi ritrovo nella fermezza

di un bene che mi urla dentro

e non ci posso fare niente.

Forse la bellezza della vita

ama la gratitudine per quello

che ci offre

e di certo rimane incredula

quando un comune mortale mio pari

si rifugia negli affetti lontani, virtuali

magari sconosciuti

e senza riscontri.

….Riscontri?

E perchè? il mio bene è semplice

è un pensiero che vola

nei stessi cieli che voi guardate

e nei stessi cieli che voi amate.

La vita potrà ammonirmi

di non ringraziarla abbastanza

del suo sole e della gioia

che mi stilla ogni giorno.

Ma si ricrederà

….sono semplicemente suo figlio

con un cuore mai colmo,

esigente d’amore

o magari non in difesa  del proprio io.

…Miei cari…che fate stasera?

pensatemi, il poeta che c’è in me

ha sempre l’ala del viaggio.

..E non ridete…se potessi incontrarvi

ad uno a uno sarebbe una ricchezza

molto migliore di quattro risparmi  in banca.

Miei cari, siate felici

e vi prometto che cercherò di esserlo anch’io.

Con affetto vero

da un poeta della strada…delle nostre strade

e dalla mia stessa strada

e di quale strada acora non so…

 

 

Carmelo Caldone

 

 

 

 

La mia casa natale


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Bianche le mura

ma di lungo silenzio ombreggiate

senza più lo sbattere di una porta.

Ora tra le menti muschiate della tua pietra

mi ripensi bambino

con il falco, la rondine

e il passero violato dall’inverno.

…E mio padre nel suo ritorno

con la chiave senza speranza

nella mano

di quella piccola bottega di fabbro.

…E mia madre

tra la fumosa pentola

con la vestaglia di luna

e con la corona di pace

tra i capelli

mentre fuori, piano ululava

l’ultimo cane della strada.

 

Carmelo Caldone

 

 

 

 

Le mie notti


Nei pendii dell’universo

fra le cascate roboanti dell’umano soffrire

si esalano le miei notti.

Queste sono le mie notti

e quanto vorrei che voi tutti

nelle penombre delle vostre stanze

le possiate abbracciare

come un  segno di rapido lampo

quando toglie ogni fredda indifferenza

nell’enormità dei cieli.

Queste sono le miei notti

anche per te..amata mia

e capirai in questo crollo di stelle

che non saranno mai le presenze dei corpi

a raggiungere la pienezza di un grande amore

nè le vaghe promesse terrene del sempre

a fermare il fluente respiro della nostre anime.

Restiamo come incompiuti voli

sul seno di Venere

e chiudiamo gli occhi alle tenebre

per poi aprirli

in una luce senza fine.

 

Carmelo Caldone

 

 

…Non sarà mai abbastanza


Non sarà mai abbastanza

con le mie quattro scritture

chiedere clemenza alle pagine

della mia  mente universale

che soffre da folle

e vive di misera ragione.

Vi penso in ogni dove

anime dislocate

con i vostri affanni

e con le vostre virtù

fiorite nei fanghi di una città

o nei luoghi spietati di rovi.

Che senso ha riverdermi a ritroso

tra la mia postazione di solitudine

quando grida forte il pensiero

e s’infrange nella corolla notturna

come un qualunque granello di polvere.

Che senso ha ritrovarmi a pensare

quando la mia età

scandisce l’ora sempre più tarda

e colei seduta sul trono del mio cuore

non mi vede

nè si degna di  leggere le mie quattro scritture.

Il domani è avido d’oblio

e potrei non essere mai ritrovato

mai ritrovato ..nemmeno da colei

che s’incorona regina

dalle spine del mio stesso cuore.

 

Carmelo Caldone

 

 

La ragione e la quiete del mio amore


Mi hanno portato  a bere

in quei  bar dove ognuno

lascia l’ultimo alone di se stesso

e mi son ritrovato a pensarti

amore mio… irraggiungibile.

…Non ci sei…non ci sono

mentre l’efferatezza del tempo

mi fa debitore  di ogni passione reale.

Mi hanno portato a bere

come la rondine melanconica

nello stagno dei sogni,

volevano dirmi che  è inutile

inseguire le bianche nuvole

quando si tinge d’argento l’ala

del dolore.

Fermati almeno nei miei pensieri

e dimmi che il tuo disamore

sarà un sepolcro di vita

che mi consegnerà all’eternità.

Mi hanno portato a bere

dietro la faccia di una bellezza

mentre serviva le belle parole

per lenire l’assenza

del mio amore impossibile.

…Ho la ragione e la quiete di questo amore

e non me lo toglie nessuno

come la natura non toglie alle stagioni

il proprio clamore

come la neve nei miei capelli

non si toglie

per le mie stanche primavere.

 

Carmelo Caldone

 

 

 

 

Una mia lettera agli amori


Creature disperse  nella selva

di rapide passioni…ascoltate!

Io vidi di fronte ai miei  occhi

le tre paure.

La prima era la vita

la seconda l’amore

e la terza la solitudine.

Mirai alla solitudine

seppur la vita m’offriva

il binario della lusinga.

…Ma poi?

Come si sfaldano le torri di felicità

lasciando macerie al cuore

così pure  la promessa della solitudine

fallisce

lasciando un tappetto senza traccia

nell’universo dell’ esistenza.

Ho preferito forse per vigliaccheria

il non sapere…consegnandomi

sulle braccia plumblee del mio io.

..E l’amore?

Ben venga questa esplosione

che devasta i cuori

ma è ambita da tutti.

Io sento e assorbo

la bellezza nera o la  lucente estasi

nell’attimo che dura il sole

e poi potrei sentire e vedere

il vostro lamento nelle stanze chiuse.

Non amate la solitudine

come non l’amo neppure io,

forse sono un vile che fugge

o il saggio che trema insicuro.

..E le tre paure?

Io le vidi di fronte ai miei occhi

ognuna aveva il volto del sonno

ognuno aveva la veglia dei corpi bianchi

nei regni eterni della notte.

 

Carmelo  Caldone