Archivi del mese: dicembre 2013

Il cuore la ragione e la follia


Sarei stato più sereno

nell’apparenza che sovviene nella  vita

se avessi avuto un cuore semplice.

Un cuore semplice e  racchiuso

nel cerchio ristretto degli affetti

senza pretese di conoscenze

e di voli sulle onde dell’ignoto.

Ma…ostinatamente,questo cuore

vuol farsi scudo alle frecce avvelenate

di tanti altri amari destini.

La ragione mi ferma

per dare un senso alle situazioni reali

ed è  nemica di chi mi ama nel silenzio.

Potrei preferire la follia

per addentrarmi ignaro

e con allegra -tristezza

nelle vie più oscure  della mente.

..Solo così non sarei lucido

al dolore del silenzio di chi mi ama.

La follia viaggia in un binario diverso

senza il punto d’arrivo

senza il punto dell’istante che muore.

La vita corre

il cuore si stanca

la ragione costruisce confini da non oltrepassare

e la follia è l’unico rimedio

al dolore del silenzio di chi… mi ama!

Carmelo Caldone

Pagine


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Pagine scritte nell’azzurrità

ma…. la lama sottile della vita fende l’universo

e fa cadere stelle su ogni dove sulla terra.

Pagine scritte al bivio

con le dita  insicure tra il bene e il male.

Pagine scritte  dalle dita dell’innocenza

ma… stralciate da un demone invisibile

che si nutre dell’ombra più cupa degli uomini.

Pagine scritte d’addii nell’azzurrità

diluite  nel fuoco del tramonto

creando uno spettacolo senza fine.

Pagine scritte dagli amanti clandestini

per dare un senso all’effimera felicità

e…per poi addormentarsi

nelle braccia dello stesso vento.

Pagine scritte di perdono

e poi gettate nel fuoco dell’incomprensione

da chi… miseramente non sa più perdonare

creando  solo cenere di pianto negli occhi.

Pagine scritte per amare e per essere amati

ma l’amore vero potrà non leggerle mai

e le le lascerà  ingiallire e morire

sul seno di un’ assurda indifferenza.

Pagine…pagine…pagine

e la lama sottile della vita fende l’universo….

Carmelo Caldone

La poetessa (seconda parte)


Sembrava…nel cuore della sera

la città aprirle una via lattea

lontana dall’inutile girovagare di anime.

…In alto il suo viso illuminato

ammoniva le luci che si perdevano

si perdevano al pianto vittorioso

di ciò che si conclude.

Ella lontana…lontana

dal tempo che si dissolve

traeva il nettare dei cieli

per portarlo nel fremito degli abbracci perduti.

Fossi l’ultimo degli uomini

anche nell’indifferenza del suo sguardo

m’aprirei ricchezze d’eternità.

 

Carmelo  Caldone

 

 

 

 

La strada della mia pace


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Nei campi dell’inganno

è fiorita la mia speranza.

Prenderò la strada della mia pace

lontano da tutti

e dimenticherò le malvagità di alcuni.

Purificato a nuova vita

respirerò il ventoso messaggio Divino.

Fra le mani dei miei cari

consegnerò il mio arcobaleno dei sogni…

ma chiusa è la loro carezza

simile al fiore notturno

che non si risveglia ancora.

Questo è il mondo che non volevo

con le sue tracce d’ipocrisia

che non finiscono mai.

Datemi il mio posto meritato

per sigillare nel tempo

la mia esistenza d’amore che grida…

che  grida…!

Carmelo Caldone

Il tuo grido


Il tuo grido universale negli occhi del cielo.

Un luogo ritrovato nella mente

per farne un regno fino all’ultimo respiro

ed io che non so come raggiungerti in quest’istante.

Diamo perdono al destino come il padre clemente

lo dona al figlio perduto

e saremo sazi di grande umanità.

…Ma non ci basta, non ci basta.

Cerchiamo l’angelica visione della non fine

e annulliamo i mari nei nostri occhi

per non perderci nella paurosa immensità

ma stiamo nell’anima abbracciati

quando cala il silenzio serale

fra tanti altri abbracci degli amanti.

Volano le parole e le promesse

come tante falene nei lampioni  delle città

e viviamo per non morire

fra le spire della lontananza.

Troviamo quel luogo nella mente

e salvami dal tuo amore

lasciami infiammare gli altari del silenzio

per gridare con te l’eternità…

Lasciami trovare la pace nel  sonno.

 

Carmelo Caldone

 

 

Non è stato invano


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La rugiada parla al fiore:

Non è stato invano il mio abbraccio,

tu vivrai  al fuoco del sole.–

Mia madre parla nella mia vita:

— Non è stato  invano il mio apparire

nel furore della natura

quando riluce negli occhi di chi amai

e chi ti rivolse il viso nell’ombra

gli mostrerò i mattini della felicità.–

Il mio amore perduto

parla e non spegne il mio fuoco di pena:

-Sono andata via 

nell’incoscienza di averti creato

strade di croci

e non son più certa d’averti amato.–

Non è stato  invano averti amato

e i baci d’amore non si spezzano mai

rimangono come fulmini

sul volto di Dio…

Dunque… non è  invano

condurre catene nel cammino,

s’abbellisce il volto e l’anima

al continuo spiovere stellato

delle nostre meravigliose sensazioni perdute.

La rugiada parla al fiore

Non è stato invano il mio abbraccio

–Tu vivrai al fuoco del sole….–

Carmelo Caldone

Lettera alla vita (seconda parte)


Dopo il tuo primo bacio

profumato di latte e di grano

m’avviasti sulle ali ferree di un treno.

Tenero come la giovane canna nella palude

mi flettevo nell’incanto delle tue città,

Asciugavi il mio sudore e la mia lacrima

con le dita incantevoli che odoravano di mondo.

M’amavi come io amavo te

poichè solo nell’ombra di un petalo

apprezzavamo ogni respiro dell’aria.

Felice come l’airone nell’azzurro

planavo nei giovani laghi dei miei anni

e fra i ponti del bene ed il male

la mia riva moriva e viveva

nel fluire dei tuoi tramonti

nel fluire delle tue notti

nel fluire delle tue ore…

nel fluire dei tuoi silenzi

senza risposte….

…….

Carmelo Caldone

Ho avuto rare ricchezze


Ho avuto rare ricchezze

e dovrei definirle solo nei sorrisi.

Dal riso e dal pianto dei miei figli

per le mie grandi e nobili debolezze

ma sempre nella finalità

di centrare il cuore dell’amore.

La mia poesia mi prende

e poi mi lascia

come il suo ultimo suddito della strada.

La poesia mi prende

e poi mi lascia

come l’amante ingrata

che scioglie i suoi capelli allo specchio

sempre più annoiata…esigente.

I rumori dei destini li sento assordanti

quando il fiore della notte

si ripiega nei talami mortali

e si concede nelle trame

di un effimero ideale del sempre.

Del  sempre non ho ricchezza

se non  il  turbinato sogno

di costruire su un corpo perduto

i miei mari dell’infinito…

Carmelo Caldone

L’uomo della stazione


Aveva nell’iride

la scia di una strada

che poi sommersa dalla marea

di un blando vissuto…svaniva.

La sua stanza

sotto il tabellone dell’orario

veniva riscaldata

dalle coltri urlanti di nuovi arrivi.

Portatore indifeso

delle storie spezzate

inalava dal fumo delle sigarette

l’estro che hanno i domani

nelle visioni di luci senza fine.

Aveva l’impronta della rosa

in una mano

e nell’altra una lettera senza destinazione.

Avrebbe amato

più di qualunque altro

l’uomo della stazione

se non s’avesse giocata la vita

fra le braccia di una bellezza

che ormai

non lo ricorda più…..

Carmelo Caldone

Carmelo Caldone riceve il premio a Terni (concorso nazionale la clessidra)