La falce della dimenticanza miete il suo grano e noi spighe d’oro amate dal vento ci pieghiamo sempre di più alla terra,
le barche dei cieli ci hanno perduto, non vedi? ma noi in qualche deriva dell’esistenza tremiamo nell’ora dei giorni e delle notti ed entrambi lontani non ci possiamo soccherrere …dove sei…dove sono…
oh noi sfingi del presunto infinito che negli abbracci non siamo che divenuti polveri…fossi pietra o monumento millenario quando si nutre di voli e preghiere io negli occhi degli umani mi sfalderei e sarei simile ad ondosa lacrima che s’arena…oh noi sfingi di un presunto infinito……dove sei…..
Carmelo Caldone
Che bella…