Cosa c’è in quest’aria del mio tempo
che odora di fiori senza nome
cosa c’è in questa voce che tiene labbra chiuse
e impazzisce e grida nel fiorire del mio sonno.
Fosti stata un leggero dono ora non avrei il tormento
e non m’inchinerei ad ogni pietra del mio passaggio
ti cerco e mi cerchi e quando m’illumini…. mi lasci…
Bella e inquieta nello specchio del mio mare
e da una finestra del mio disincanto
tu mi vedi e mi trasformi in sfinge
del tuo amore che perdutamente
perdutamente non finisce…
Carmelo Caldone