( la mia giovinezza fuggita)
Dall’alto con i tuoi fili
mi conduci nelle vie più oscure
così io possa decantare gli albori della speranza.
Mi guardi furente se vorrei sfuggirti
e liberarmi da quei sospiri che m’infondi,
fai scempio del mio cuore
e con un ghigno ironico di sfida
esigi canzoni…e canzoni
per le tue schiere umane…smarrite.
Pietosa mi guarderà la mia donna
dal suo terrazzo di vulnerabili fiori
e scrollerà il capo per un disappunto
per la mia corsa faticosa
nei meandri del quotidiano.
I tuoi fili mi portano… dove non so
e l’incertezza tra il riso e il pianto
coloreranno il mio volto di burattino
nel vago tentativo d’incantare
e di suggere il miele d’amore
in questa disparità di cuori.
Mi coricherò per te, nelle lande lontane
esalando un ultimo verso
…trasfigurato nelle nebbie dei mattini.
Carmelo Caldone