Noi uomini
nei nostri remoti stami dei giorni
crediamo di carpire la bellezza
quali unici giocatori delle vie
che portano al cuore dell’amore.
Illusi e poi con la bocca smarrita
vedremo la poetessa, l’unica regina
tramare i suoi fili d’oro
e sostenerci per non cadere
nell’usuale fango.
La poetessa è un fiore che sfida le stagioni
e… se è inverno nei ghetti della passione
divamperà la primula del suo canto.
Noi uomini poeti… ma solo per metà
quando vediamo la sua doppia bellezza
sia nell’arpa dolce
sia nel petalo che vola alla luna
dovremmo vivere due volte
e senza l’azzardo di amarla
per non contaminare il suo bacio senza fine..
Che mi canti…
che mi canti, il volo nel chiuso della sua palpebra
per sognare la sua stessa luce.
Carmelo Caldone