Ella di bellezza nuova
ritornò nell’eremo del poeta.
Ritornò In quella dimora
sospesa fra le aperte mani degli orizzonti.
Si spense la luna
nell’attimo di una lacrima
che inondò la pianura e la montagna
e dalla sua bocca ormai rapita
scaturirono interrotte parole
per quell’amore che non voleva morire:
—Tu m’hai amato
e non fosti felice,
io ti ho amato nell’illusione di vederti felice
ma correvi fendendo l’aria dell’infinito
aprendo le vele delle tue liriche
a quel vento d’esistenza che non amavi…—-
In quell’attimo si pietrificò
ogni respiro del poeta
che diede la speranza alla morte
di cogliere un’altro fiore dalla terra.
Si lesse nei suoi occhi la scia di una barca
che serenamente volgeva alla riva.
Carmelo Caldone
In questa poesia che definirei ermetica, non per il lessico che non è di difficile interpretazione, quanto per la difficoltà del contenuto che non si presta a facili interpretazioni… penso che il poeta volontariamente, così come si chiude nel suo eremo (con una sua Ella) inaccessibile agli altri e difficilmente valicabile per non far leggere nella trasparenza la profondità del suo stesso animo, così in questa lirica.. il poeta rimane nell’ambiguo raccontando di una storia d’amore comunque vissuta… consumata e poi finita….tra due che avevano intenti diversi, ma lo stesso scopo: cantare l’AMORE…che quando finisce fa sempre affiorare una lacrima e spegnere la luce alla luna. Lui ritorna a rifugiarsi nella sua lirica per dimenticare un’esistenza che a volte può non piacere e lo fa perdendo il respiro….nello stesso istante quando lei abbandona l’infinito mare di quell’amore per arrivare ad attraccare alla riva la barca, quella che li ha ospitati a tempo in quella storia!! Penso sia AUTOBIOGRAFICA….questa è la mia interpretazione! La poesia è bella perchè è sempre un inno all’Amore!
Grazie Nunzia, commento costruttivo, impeccabile e ottimamente professionale(come sempre),in questa poesia vi è anche un volo di fantasia….di mia consueta abitudine.
Un caro saluto
Carmelo